L’obiettivo primario dello screening del cancro colo-rettale (CCR) è quello di ridurre la mortalità e l’incidenza per tale neoplasia con il minor carico di morbilità, legata a effetti collaterali del test, o a sovra-diagnosi e sovra-trattamento di lesioni a basso rischio, per le persone che vi si sottopongono.
Modalità di erogazione
Lo screening del tumore colo rettale è incluso tra i livelli essenziali di assistenza. Ciò implica che debbano essere garantite universalità ed equità di accesso e di proposta. Esistono solide prove a sostegno della scelta di un programma organizzato (invito attivo della popolazione in una certa fascia di età) rispetto a uno screening opportunistico, basato sull’accesso spontaneo delle persone che lo richiedono, eventualmente su suggerimento del loro medico. Lo screening organizzato risulta più efficace nel ridurre la mortalità, garantisce una maggiore equità di accesso e la presa in carico dei soggetti invitati anche per le fasi diagnostiche e di trattamento. Si caratterizza inoltre per l’adozione di protocolli espliciti, per l’approccio multidisciplinare e per il monitoraggio sistematico e continuativo degli indicatori di performance di tutte le fasi del percorso diagnostico e terapeutico. Queste caratteristiche favoriscono il perseguimento di livelli di qualità.
Strategie di screening
I test attualmente raccomandati nell’ambito di programmi di screening di popolazione sono il test per la ricerca del sangue occulto fecale (SOF) e la sigmoidoscopia (FS). I programmi che adottano attualmente il test per la ricerca del sangue occulto fecale utilizzano i test di tipo immunologico (FIT). Un recente studio prospettico italiano ha riportato una riduzione del 22% dell’incidenza e del 41% della mortalità per CCR tra gli aderenti (in media 3,6 test eseguiti su 5 round di screening) ad un programma con FIT, rispetto ai non-aderenti.
Lo screening con SIGMOIDOSCOPIA determina una riduzione del 42% il rischio di ammalarsi e del 50% il rischio di morire di CCR. L’effetto protettivo risulta analogo sia tra gli uomini che tra le donne ed è in larga parte attribuibile ad una riduzione dell’incidenza di CCR ad insorgenza nei segmenti distali alla flessura splenica.
La COLONSCOPIA rimane essenziale per la diagnosi precoce del CCR, con due distinte funzioni:
come accertamento di secondo livello nei casi positivi al test di screening
come test da utilizzare per la sorveglianza dei soggetti ad alto rischio